Perché, se posponi la sveglia su iPhone, suona dopo 9 minuti?

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By Erredivi

Perché la sveglia dell’iPhone torna dopo 9 minuti quando premi “Posponi”? La scelta è meno casuale di quanto sembri.

È una di quelle piccole azioni mattutine in cui prima o poi ci caschiamo tutti: premiamo “Posponi” sul telefono, nella speranza di godere di un po’ di sonno ristoratore in più.

Lo facciamo sull’iPhone e la sveglia ritorna a suonare, inesorabilmente, dopo nove minuti. Non dieci, non otto. Proprio nove, ma perché? Si tratta di ina scelta che sembra quasi voler sfidare il buon senso, ma che in realtà racconta una storia sorprendentemente coerente, fatta di tradizione, compromessi tecnici e – in parte – di fisiologia del sonno.

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, quei nove minuti non sono frutto di un calcolo moderno né di uno studio approfondito commissionato da Apple. La spiegazione principale affonda le radici nell’orologeria meccanica del ‘900, quando la funzione di posposizione iniziò a comparire sulle prime sveglie da comodino.

In quegli anni, i costruttori dovettero letteralmente “forzare” una nuova funzione dentro meccanismi già esistenti. Gli ingranaggi non permettevano un reset perfetto di dieci minuti, perché i denti delle ruote non si allineavano in modo naturale su quell’intervallo. Le alternative realistiche erano due: circa nove minuti o quasi undici. La scelta ricadde sui nove perché più stabile dal punto di vista meccanico (e più coerente con una mentalità capitalistica: chi dorme non piglia pesci e non produce).

Col tempo, quella misura ha finito per diventare una consuetudine universale. E quando Apple ha progettato il sistema di allarmi di iPhone, ha scelto deliberatamente di mantenerla, quasi come omaggio silenzioso alla storia dell’orologeria. Non una limitazione tecnica, dunque, ma una decisione culturale.

I nove minuti sono davvero “migliori” per il cervello?

Qui entra in gioco la parte più affascinante – e spesso più fraintesa – della questione. Circola da tempo la teoria secondo cui nove minuti sarebbero l’intervallo ideale per evitare di ripiombare in una fase di sonno profondo, rendendo così il risveglio meno traumatico. Ma cosa dice davvero la scienza?

Il sonno umano si articola in cicli che durano mediamente tra i 90 e i 110 minuti, all’interno dei quali si alternano sonno leggero, sonno profondo (fase NREM 3) e fase REM. Il problema dello snooze non è tanto la durata in sé, quanto il fatto che interrompa ripetutamente il processo di risveglio, frammentando la transizione verso la veglia.

Diversi studi di medicina del sonno sottolineano che il continuo “risveglio-risonno” tipico di chi usa lo snooze genera un fenomeno chiamato sleep inertia: una sensazione di confusione, rallentamento cognitivo e sonnolenza persistente, anche dopo essersi alzati.

In questo contesto, non esiste alcuna evidenza scientifica che dimostri che nove minuti siano fisiologicamente superiori a dieci o undici. Anzi, la maggior parte degli specialisti concorda su un punto: il vero problema non è la durata dell’intervallo, ma l’abitudine stessa di rimandare ripetutamente l’alzata.

In sostanza, che siano nove, dieci o quindici minuti, il risultato tende a essere lo stesso: un risveglio più faticoso e meno lucido.

Per questa ragione la scelta giusta sarebbe una, molto semplice: lasciare il telefono fuori dalla camera da letto, la notte.

Tradizione, semplicità e scelte di design: la verità dietro i 9 minuti di snooze

La spiegazione più solida resta quindi quella legata alla semplicità storica e tecnica. Nelle prime sveglie con funzione di posposizione, programmare un intervallo a singola cifra era molto più facile che gestirne uno a due cifre. Il primo modello a rendere popolare questo meccanismo fu il celebre Snooz-Alarm, che contribuì a fissare lo standard dei nove minuti nell’immaginario collettivo.

Apple ha deciso di non rompere questo filo con il passato, mantenendo i nove minuti come impostazione predefinita sull’iPhone. Una scelta coerente con la filosofia dell’azienda, che spesso preferisce valorizzare la continuità culturale piuttosto che inseguire la perfezione numerica.

Paradossalmente, oggi la tecnologia permetterebbe qualsiasi personalizzazione. Tuttavia, iOS non consente di modificare nativamente la durata della posposizione: per farlo è necessario ricorrere ad app di terze parti che offrono intervalli personalizzabili.

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