Freedom House, uno studio evidenzia il calo della libertà di Internet nel mondo, complice la pandemia

La pandemia di coronavirus ha comportato una serie enorme di disagi sociali ed economici, ma stando a quanto evidenziato dal think tank Freedom House sembra che i “guasti” interessino anche la libertà su internet. Secondo il report, infatti, alcuni Paesi starebbero sfruttando il Covid-19 per ridurre ulteriormente la libertà sul web.
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Tra questi vengono menzionati la Cina e l’Iran, mentre sono esempi virtuosi l’Islanda e l’Estonia.
Il report, che ha preso in esame i dati relativi a 65 nazioni (con l’87% di copertura sugli utilizzatori globali, ndr), lancia l’allarme sul fatto che la libertà su internet è scesa per il decimo anno consecutivo.
Fortunatamente, l’Italia è uno dei Paesi dove il rischio di una minore libertà sul web sembra lontano. Il nostro Paese occupa infatti un confortante settimo posto. Tuttavia, ci sono altre aree nel mondo dove la pandemia è stata utilizzata per ridurre la libertà di parola o addirittura arrestare gli utenti che avevano “osato” criticare online l’operato dei governi.
Basti pensare che in 45 Paesi si sono verificati degli arresti nei confronti di persone che avevano pubblicato post critici sulla gestione della pandemia di Covid-19.
“Nell’era del Covid-19 la connettività non è un lusso ma una necessità – spiegano gli autori dell’indagine – Praticamente tutte le attività, dal commercio all’educazione alla salute, sembrano essersi spostate online. Stati e entità non statali in molti paesi stanno sfruttando le opportunità create dalla pandemia per imporre narrative online, censurare le voci critiche e costruire nuovi sistemi tecnologici di controllo sociale”.