Coronavirus, la Cina vuole controllare il web? La proposta del paese asiatico all’Onu

Il prossimo approccio al web in “salsa” cinese preoccupa non poco gli stati europei.
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Lo scorso mese di febbraio, in occasione dell’ultima riunione dell’Itu – acronimo che sta ad indicare l’Unione Internazionale delle Telecomunicazioni, ndr – svoltasi a Ginevra, erano presenti alcuni tecnici e dirigenti cinesi che hanno mostrato la futura evoluzione di Internet e come apparirà tra dieci anni.
Gli esperti cinesi hanno mostrato soprattutto l’introduzione di ologrammi, ma anche la possibilità sempre più ampia di controllare oggetti a distanza e di guidare autoveicoli senza alcun conducente.
Per consentire tutto questo sarebbe quindi necessario provvedere ad una sostituzione dell’Internet Protocol (IP), ormai considerato “vecchio e inadeguato”. Servirebbe quindi un “new IP”, che a detta dei tecnici cinesi consentirebbe una gestione decisamente migliore, senza le falle della struttura attuale.
Tuttavia, l’idea cinese ha suscitato molte perplessità in Svezia, Olanda e Gran Bretagna, dove diversi esperti hanno fatto presente il timore che con il nuovo protocollo “i service provider, i fornitori di accesso alla Rete, di solito statali, vengano ad ottenere il controllo e la vigilanza su ogni terminale collegato e che siano in grado di monitorarlo ed eventualmente limitarlo”.
Non è un caso se la proposta cinese abbia trovato un “muro” nelle democrazie occidentali (Italia compresa) e abbia invece riscosso consenso in Paesi come Russia, Arabia e (pare) Iran.