Guida ai principali comandi Linux: le operazioni più importanti da poter fare attraverso il terminale

Qualche settimana fa abbiamo pubblicato una guida per chi ha intenzione di affacciarsi al mondo Linux ed abbiamo trattato nello specifico la distribuzione Ubuntu.

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Nella guida di oggi ti vogliamo introdurre, invece, attraverso alcuni semplicissimi esempi, i principi di base che regolano il funzionamento del terminale (o shell) Linux.

Infatti, se intendi affacciarti a questo mondo, dovrai apprendere alcune semplici regole del terminale. Contrariamente al mondo Windows in cui il cosiddetto “prompt dei comandi” è relegato ad un ruolo estremamente marginale.

Ad ogni modo, niente paura! Nell’utilizzo quotidiano del sistema non dovrai farne uso! L’esperienza d’uso per le normali esigenze sarà in pieno “stile Windows”.

Partiamo dalle basi: la sintassi

La struttura dei comandi in linux è la seguente:

[$ comando] [opzione] [argomento]

Il comando per questioni di comodità è sempre preceduto dal simbolo del dollaro “$”

Opzioni ed argomenti non sono obbligatori, vengono utilizzati solo in alcuni specifici casi.

Facciamo un esempio, prendiamo in esame il comando “gedit“.

Immagina di aver bisogno di applicare una modifica ad un file di configurazione, posto (ad esempio) in:

/etc/fonts/fonts.conf

Potrai aprire il file o navigando graficamente tramite il programma che su Windows sarebbe “Esplora risorse” oppure da terminale dando il seguente comando:

gedit /etc/fonts/fonts.conf

In questo modo stai semplicemente dicendo alla shell: “apri il file posto in /etc/fonts/fonts.conf tramite il comando gedit”.

Gedit è un semplice programma simile al Blocco Note di Windows.

Tuttavia, all’apertura del file noterai qualcosa:

Il file fonts.conf è aperto ma è in “sola lettura”, ovvero, non può essere modificato.

Questo sarà il risultato se proveremo a modificarlo:

Il comando sudo

Sfruttiamo l’esempio precedente per introdurti il funzionamento di sudo.

Sudo sta per “switch user do” e consente di eseguire operazioni assumendo i privilegi di un utente gerarchicamente più elevato all’interno del sistema.

In alcune distro (come Ubuntu ad esempio), sudo è già installato ed operativo di default. In altre, invece, sarà necessario installarlo e configurarlo.

Da sempre, nei sistemi Linux, file e cartelle posti in determinate aree sono modificabili esclusivamente tramite i permessi di amministratore.

Un’area di queste è la cartella /etc. Proprio dove si trova il nostro file fonts.conf.

Bene, ora proviamo ad aprire il file precedente non in semplice lettura!

La soluzione è molto semplice, basta digitare nel terminale:

sudo gedit /etc/fonts/fonts.conf

Ovvero il comando impartito poco fa ma preceduto da “sudo”:

Chiaramente, il terminale prima di autenticarci con pieni poteri ci chiederà la password di amministratore di sistema che abbiamo impostato durante l’installazione.

Ed ecco che avremo pieni poteri sul nostro file di configurazione:

L’hai capita? 😀

Terminale Linux: alcuni comandi di base

Dopo aver familiarizzato con le logiche regolano il funzionamento del terminale, ti elenchiamo di seguito una serie di comandi di base comuni a tutte le distro che potrebbero tornarti utili in diversi frangenti.

Navigare tra le directory: cd

Di default quando apriamo un terminale ci “troviamo” nella directory principale dell’utente loggato. Nel nostro caso il nostro nome utente è “informaticaperanziani” e dunque ci troviamo in:

/home/informaticaperanziani

Se volessimo spostarci in un’altra directory dovremo utilizzare il comando “cd“.

Facciamo un esempio, spostiamoci nella cartella “Musica” con il comando:

cd Musica

Operazione riuscita! Come puoi vedere nella barra della finestra del terminale è comparso “~/Musica” ed anche nell’ultima riga di comando.

Ricordati che se vorrai effettuare operazioni per le quali sono richiesti privilegi elevati dovrai integrare il comando “sudo”.

Creare una directory: mkdir

Ora che siamo nella directory “Musica” proviamo a creare una nuova cartella con:

mkdir ipa

Il comando “mkdir” sta per Make Directory, “ipa” invece è il nome della cartella che stiamo creando.

Premiamo invio. Se non riceveremo avvisi l’operazione sarà andata a buon fine.

Elencare i file in una determinata posizione: ls

Verifichiamo che effettivamente nella cartella “Musica” sia presente “ipa”, usiamo il comando “ls“.

Come puoi vedere, sotto il comando “ls” vengono elencati i file e le cartelle all’interno della postazione analizzata. Nel nostro caso è presente solo “ipa”.

Verifichiamo dal file explorer Nautilus:

Eliminiamo una directory: rmdir

Per eliminare una directory dobbiamo usare il comando “rmdir“:

Analizzare il tipo di file: file

Siamo ancora nella cartella “Musica” ed abbiamo due file, “mozilla.pdf” e “testo”:

Chiediamo alla shell che tipo di file è “testo”:

file testo

Ed ecco la risposta: il file “testo” è di tipo “ASCII text“.

Analizzare il contenuto di un file: cat

Ora, anziché analizzare il tipo di formato analizziamo il contenuto del file “testo”, usiamo il comando “cat“:

cat testo

Ed ecco cosa si trova all’interno del file: “contenuto del file testo”.

Conclusioni

Siamo giunti al termine.

Attraverso questa guida adesso potrai intuire i principi alla base del terminale Linux e iniziare a familiarizzare con alcuni (pochi) comandi di base.

La guida è molto basilare e l’utilizzo di alcuni dei comandi descritti ti potrà sembrare banale o inutile.

Tuttavia, se stai cominciando ad utilizzare una distro Linux dopo anni di Windows, questo primo impatto col terminale ti tornerà molto utile quando ti sarà necessario usarlo.

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