Chatbot di Facebook iniziano a dialogare in una lingua sconosciuta, la verità dietro l’esperimento

Oggigiorno siamo abituati ai Chatbot, ovvero a software programmati in modo da essere in grado di avere conversazioni con un essere umano.
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Molti di noi hanno cominciato a conoscerli grazie a “Doretta”, il Chatbot presente nel vecchio MSN, progettato per aiutarci con le nostre ricerche online.
Anche se molti di noi si sono divertiti a prenderla in giro, cercando di provocarla con domande assurde e vedendo come rispondeva ai nostri insulti, all’epoca era molto evidente che avevamo a che fare con un software non ancora in grado di avere una conversazione con un essere umano.
Molte compagnie stanno investendo su questi programmi, in modo da aiutare l’utente con i suoi acquisti online, i suoi problemi tecnici, etc.
Ancora queste intelligenze artificiali si esprimono in un modo rigido e robotico, molto spesso non sono in grado di rispondere a domande troppo complesse. Infatti, alcuni assistenti virtuali presenti su siti di e-commerce o di assistenza tecnica, propongono all’utente di contattare un rappresentante del supporto “umano”, nel caso non si è soddisfatti della risposta offerta.
Già da qualche tempo, Facebook sta effettuando ricerche all’interno dei laboratori di Menlo Park per realizzare nuovi Bot, in grado di trattare con gli utenti nel modo più naturale possibile.
Questi ricercatori stanno cercando di sviluppare delle intelligenze artificiali in grado di apprendere e condurre semplici trattative.
In questi giorni si è parlato molto di due Chatbot, Bob e Alice.
Questi due programmi sono stati obbligati dai ricercatori di Facebook a comunicare tra di loro in autonomia, a spartirsi un cappello, due libri e tre palloni, in modo da imparare l’uno dall’altro.
Apparentemente questi Bot hanno cominciato a comunicare in una lingua sconosciuta all’uomo, per questo sono stati spenti, ma a differenza di quello che molti articoli ci hanno fatto intendere, non siamo all’alba di un’apocalisse informatica e le macchine non prenderanno il controllo sulla razza umana.
Prima di cominciare l’esperimento, i ricercatori non hanno imposto ai bot di esprimersi soltanto in lingua inglese, così, i due programmi hanno pian piano cominciato a ignorare le varie regole grammaticali e a esprimersi in una lingua incomprensibile, come si può intravedere nella chat riportata qui sotto:
Bob: i can i i everything else . . . . . . . . . . . . . .
Alice: balls have zero to me to me to me to me to me to me to me to me to
Bob: you i everything else . . . . . . . . . . . . . .
Alice: balls have a ball to me to me to me to me to me to me to me
Bob: i i can i i i everything else . . . . . . . . . . . . . .
Alice: balls have a ball to me to me to me to me to me to me to me
Bob: i . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Alice: balls have zero to me to me to me to me to me to me to me to me to
Bob: you i i i i i everything else . . . . . . . . . . . . . .
Alice: balls have 0 to me to me to me to me to me to me to me to me to
Bob: you i i i everything else . . . . . . . . . . . . . .
Alice: balls have zero to me to me to me to me to me to me to me to me to
Secondo i ricercatori, i due programmi hanno semplicemente scoperto un modo più efficace per utilizzare le parole secondo i loro standard, creando di fatto una nuova lingua incomprensibile all’uomo.
Ma allora perché l’esperimento è stato interrotto e entrambi i Bot sono stati resettati?
Il motivo è semplice, per quanto i risultati si siano rilevati interessanti, Facebook non ha bisogno di creare un’intelligenza artificiale che si esprime in una lingua sconosciuta, bensì, sta puntando a un Bot in grado di comunicare con un essere umano nel modo più semplice possibile.
Per questa ragione, i ricercatori hanno resettato entrambi i software, per poi riprogrammarli in modo da non ignorare le regole grammaticali della lingua inglese.